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Giuseppe Piovanelli, pittore, abita cultura con fedeltà assoluta da oltre mezzo secolo. Quella cultura alta e vera che rende gli artisti degli uomini ”privilegiati” nel senso che, se così possiamo esprimerci, percorrendo sentieri misteriosi raggiungono in ogni opera prodotta, quei frammenti di Assoluto-Vero cercato da tutti con grande tormento. Piovanelli ha alle spalle rigorosi studi accademici, ma le sue opere nascono dalla “curiosità interiore” coltivata fin dalla giovinezza con l’amico fraterno Amleto Romele: “Fu allora che scoprii i colori delle cose del bosco-selva-terra cangianti a seconda del mutare della luce esterna, ma anche di quella interna”. Quasi a dire , dunque, che solo nel colore si palesano le realtà molteplici dell’universo “Scoprire il segreto degli esseri nel loro uscire dall’evanescente alla luce è il grande ma umile compito del dipingere, che in ultima analisi significa anche trovrare il proprio sè in mezzo agli altri nella terra dove ho scelto di vivere” ragiona il filosofo Piovanelli. Il procedere dal “chiarismo” delle prime opere ai colori intensi vivissimi della maturità, traduce il cammino dell’avvicinarsi a quella Verità cui accennavamo? E della terra camuna, di montagne e di acque piane e strapiombanti, si sostanziano i suoi paesaggi “capaci di distribuire, tra tele e fruitori, quel senso vivido di felicità, questo supremo scodinzolio di colori, d’elevazioni, uesta euforia, questo ribollire di luce festiva e di aeree presenze che si affaciano al cielo come insetti fatati, angeli nubi... su notti porporine che rinviano a lontane infanzie...”. Proprio da questa felicità si è presi davanti ai suoi quadri-tradizioni della belleza del mondo che si salverà se noi la salveremo dai colpi mancini della storia. “ Per questo continuo a dipingere. Sì, perchè è un impegno morale di ricerca di salvezza”. Abitare l'arte, nella cultura, appunto, per vivere la dimensione dell'utopia, cercando oltre, perchè su tutte le cise c'è scritto più in là. GIOVAN MARIA FANCHINI |
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